Il Santuario di San Salvatore
Trasferitisi su questo colle, detto in antico “Biviglione” per le sue grandi betulle, i religiosi dell’abbazia di Massino iniziarono a costruire, a partire dall’XI secolo, una chiesa dedicata al Salvatore, alla quale si aggiunsero nel tempo gli altri edifici.
Accanto alla chiesa, ma a un livello inferiore, fu costruita, nel secolo XII, la cappella di S. Quirico, cui si aggiunsero, nell’arco di due secoli, in uno straordinario e suggestivo grappolo architettonico e devozionale, quella affiancata di S. Margherita e, a un livello intermedio, quella di S. Maria Maddalena. Alle cappelle di S. Quirico di e S. Margherita si accedeva, oltre che dal cenobio, anche attraverso un ripido sentiero, finché non si costruì, nel Seicento, la cosiddetta “scala santa” che i devoti risalivano in ginocchio pregando.
Dell’originaria chiesa del San Salvatore è ancora visibile l’abside, rivolta a oriente e interamente affrescata. Dei primi religiosi che qui celebravano si ha notizia di un Bartolomeo priore sul monte Biviglione e di un altro prete, Verio di Cadrezzate, citato nella dedicazione incisa sull’antica acquasantiera addossata alla parete a destra del portone d’ingresso.
Nel XV secolo Lancillotto dei Visconti feudatari di Massino fece eseguire l’affresco che anticipa in parte i temi di quello della chiesa di San Michele: sotto il Cristo pantocratore circondato dai simboli degli evangelisti vi sono rappresentati gli apostoli e due sante, Caterina e Maria Maddalena, oltre allo stemma del casato visconteo.
Nel corso del Quattrocento la piccola abbazia decadde ma la vita monastica sul colle riprese negli ultimi anni del secolo con l’arrivo degli Eremitani di Sant’Agostino. Dei lavori da essi intrapresi allo scadere del secolo testimonia un architrave in granito destinato inizialmente all’ampliamento del cenobio ma collocato in tempi più recenti sulla porta d’ingresso alla chiesa; su di esso si legge, in latino, l’iscrizione: “Frate Ippolito Campi di Milano, dell’Ordine degli Eremiti di S. Agostino dell’Osservanza, cominciò ad edificare questo luogo nell’anno 1499”. Il progetto di costruzione di un più grande cenobio non andò a termine e di monaci non ve ne furono molti.
La chiesa fu allungata verso occidente, come attestano le date 1617 sulla finestra e l’iscrizione sulla porta: “Il frate priore Simpliciano de Illice fece fare nell’anno 1627”.
L’Ordine agostiniano coltivava una particolare devozione mariana, secondo cui la Madonna avrebbe donato a santa Monica, madre di sant’ Agostino, la sua cintura. Una prima statua della Madonna della Cintura fu così posta nella chiesa e grazie all’avvio di questa pratica e alla presenza di ragguardevoli reliquie fatte giungere da Roma, i pellegrinaggi e la devozione al sacro luogo progredirono nel tempo. Il pregevole reliquiario, ora conservato in parrocchia, fu solennemente portato in processione per la prima volta nel 1616 sotto il priorato di fra Giacomo da Genova.
Nel 1660, venuta meno anche la presenza dei monaci agostiniani, il complesso di San Salvatore, per intervento pontificio, pervenne alla parrocchia di Massino che a sua volta ne affidò la custodia a un eremita. In questo incarico si avvicendarono religiosi e laici, singolari e pittoresche figure di uomini che, appartati dal mondo, vivevano delle offerte e delle elemosine dei fedeli.
Nel Settecento fu realizzato il prolungamento dell’edificio in senso ortogonale rispetto all’antico, orientando quindi la chiesa su un asse Nord-Sud, e furono aggiunti campanile e sacrestia.
Nel 1825 fu dato incarico al pittore Andrea Francinetti di Gignese di ridipingere l’abside originaria, e solo con i restauri di fine Novecento sono riapparsi, sia pur danneggiati dal martellamento per far aderire il successivo intonaco, i dipinti quattrocenteschi. Anche nelle cappelle inferiori furono in tale periodo sovrapposti dipinti di minor valore agli affreschi quattrocenteschi di cui più recentemente sono stati recuperati alcuni lacerti.
Con i lavori intrapresi nel 1914 fu ulteriormente prolungata la navata settecentesca della chiesa e la porta di ingresso, inizialmente sulla parete Sud, fu trasferita a Nord, verso il piazzale, per far posto all’attuale altare della Madonna della Cintura.
La lunga devozione verso questo monte è testimoniata anche da altre due cappelle, sorte in epoche diverse sul vasto piazzale antistante la chiesa. Di arcaica struttura, con affreschi anteriori al 1456, è la cappella della Crocifissione, dov’è raffigurata anche la beata Panacea, pastorella martire di Quarona.
Ormai quasi priva di decorazione pittorica, ma elegante nel suo disegno barocco è l’altra cappella circolare dedicata un tempo a S. Uguccione, patrono degli alpigiani.
Ancora oggi si svolge in agosto la solenne processione intorno alla vetta del monte San Salvatore con il simulacro ligneo della Vergine che, in sostituzione di quello precedente, venne fatto scolpire a Milano, nella seconda metà del Settecento, dal massinese monsignor Ercole Maria Bonanomi, vicario di quella diocesi della quale, a quel tempo, anche Massino faceva parte.
A partire dal 1890, mentre nella parte superiore del cenobio ancora viveva l’ultimo eremita, al piano terra fu aperta da un massinese una piccola vendita di vino e di qualche modesto genere alimentare per conforto dei pellegrini e di quanti si recavano nei boschi e negli alpeggi circostanti. L’umile attività commerciale, andando in seguito a occupare l’intero edificio, divenne nel tempo osteria e trattoria fino a trasformarsi nell’attuale ristorante la cui terrazza si apre su un magnifico panorama del basso Verbano.