Carissimi: Christòs anesti. Alithòs anésti (Cristo è risorto, è veramente risorto) con questo saluto i cristiani ortodossi si augurano la buona Pasqua! Vi auguro di sperimentare la gioia di trovarvi con i vostri cari, magari davanti a qualche tavola ricca di cose buone: ringraziamo il Signore se ci dona anche queste opportunità e non dimentichiamoci di chi in tante parti del mondo non se le può permettere!
Tuttavia faccio mie le parole dell’augurio che vi ho citato perché, spero per voi, che la Pasqua possa incidere davvero sulla vita! Infatti, se è terminato il tempo penitenziale dei quaranta giorni, non dimentichiamoci che entriamo in un tempo ancora più lungo (ben cinquanta giorni, fino alla Pentecoste): occasione per sperimentare la grande realtà di un Dio che ha scelto attraverso la Risurrezione di essere presente alla nostra vita, contemporaneo nella Potenza dello Spirito Santo a me e a voi! È relativamente facile sentire vicina la Passione di Cristo, perché tutti prima o poi facciamo esperienza della Croce nella nostra vita: Gesù che ci è vicino in questa dimensione ci commuove e ci interroga profondamente!
Il problema di tantissimi cristiani è però entrare nella convinzione che la Risurrezione sia una realtà e non una favoletta consolatoria: questo però è il passaggio nodale della Fede, senza questo passaggio Gesù viene ridotto ad un grande personaggio del passato, tuttalpiù portatore di qualche buon esempio morale!
A noi invece occorre il Dio Risorto! Il Gesù che proprio in forza del dono totale della sua vita: riesce a vincere la sua e le nostre morti, egli può farsi compagno prezioso di cammino della nostra quotidianità!
Come mi piace spesso ricordare: siamo nelle terre del Manzoni e non possiamo dimenticare il testo de “I Promessi Sposi” quale inno alla Fede nel Risorto: che diventa, nella grande opera manzoniana, fiducia granitica nella Divina Provvidenza! Pensateci! Poter guardare a Dio in questo modo fa la differenza: tra il cadere in una fede abitudinaria dentro la quale viviamo una certa morale (magari stancamente e senza grandi slanci) e l’essere persone radiose capaci di affrontare anche i tornanti più impegnativi della vita perché capaci di scorgere i segni concreti della presenza di Lui!
Dunque utilizziamo il tempo della Pasqua per proseguire nella nostra crescita spirituale: solo se scopriremo prima l’Amore del Risorto saremo poi disposti a camminare anche in una vita retta, non per fare i “bravi ragazzi” ma sentendoci Figli appassionati del Padre che condividono e collaborano alla sua storia di Salvezza!
Termino con un suggerimento pratico: sarebbe bello andare a vedere in questi giorni i vari racconti di risurrezione dei Vangeli: cogliendone tutte le varie sfaccettature e “mettendoci nei panni” di quei primi cristiani! La stessa liturgia dei giorni di Pasqua ci aiuterà proponendoci di volta in volta questi racconti. Con affetto, don Fabrizio